Marco Giallini: “A volte ho pensato che Dio fosse della Lazio”
“Il declino di una Nazione comincia quando le persone preferiscono comprare 40 panettoni a un euro, anziché un panettone di 4 chili a 50 euro”. E’ il Marco Giallini-Pensiero, che incontriamo in libreria. E’ un fiume in piena, osservatore acuto: “Belle le scarpe di sua moglie”, dice, mentre si profonde in un galante baciamano. Quando lo incontri e ci parli, dopo due minuti sei già suo amico. E capisci che un amico dovrebbe essere proprio come lui: sincero, schietto, senza peli sulla lingua, profondo, colto e al tempo stesso un po’ sbruffone.
Dovrebbe fare conferenze sul senso della vita, gli suggerisco. Ma lui, che pure ha vissuto tante vite, preferisce defilarsi: “No, alla gente non gliene frega niente di riflettere sulle verità. Preferiscono intrattenersi con Marco Bocci poliziotto che usa la pistola come se fosse una ballerina della Scala”. In fatto di fiction, Giallini tutto sommato preferisce il suo Schiavone: “È un personaggio talmente vero da essere finto. Ma alla Rai hanno tagliato tutte le scene più realistiche. Se so messi paura, quando politici come Maurizio Gasparri hanno protestato per le canne di marjiuana fumate dal Commissario… Io, però, l’ho incontrato e gli ho detto: a Gaspà, mica so le canne a fare scandalo in Italia…” M La sua aria un po’ burbera e il linguaggio colorito (ogni frase 7 parolacce), nascondono molte ferite, alcune nascoste e altre esibite: “Ahò, io so uno che ha sofferto i dolori di Dio… tiè, guarda qua” e mostra due vistose cicatrici ai polsi destro e sinistro, frutto di chissà quali tragedie personali. La gente entra nel negozio e lo riconosce, lo saluta, gli parla. Lui, sembra indeciso se essere contento del suo “improvviso” successo o rifuggire la popolarità e le sue conseguenze. Ma, in fondo, il Marco Giallini che incontri per negozi o al bar ha l’aria di un uomo solo, in cerca di conferme e, magari, anche di affetto.
“Ho fatto cinquanta film, ma gli italiani se so accorti che esisto da due o tre anni”, dice con la placida ironia di sempre. E, ora, come sempre accade nel mondo e nello spettacolo in particolare, un po’ di Giallini non si nega a nessuno. Prova anche ad atteggiarsi ad artista snob, ma non è nelle sue corde. Parla del film girato insieme a Claudio Santamaria, intitolato “Rimetti a noi i nostri debiti” che, malgrado sia la frase del Padre Nostro, racconta letteralmente la storia di un uomo che per uscire dai debiti accetterà di lavorare con un Giallini in versione jea, ovvero recuperatore di crediti.
Ma il titolo evocativo della Preghiera insegnata da Gesù Cristo, è l’occasione per una riflessione sul suo rapporto con Dio, molto presente nei discorsi e nei personaggi di Marco Giallini: “Certe volte ho pensato che Dio fosse della Lazio… Poi, me so ricreduto. Si, se Dio vuole non è solo un modo di dire, è una verità con cui facciamo i conti un po’ tutti, credenti e non.” Il 4 aprile compirà 54 anni: oltre 25 li ha vissuti con Loredana, sua moglie, madre dei 2 figli Diego e Rocco. E’ morta 6 anni fa e anche se oggi Marco ama Stella, con quell’anima continua a parlare: lei lo ascolta e gli risponde, nel cuore.