L’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di antibiotico-resistenza
L’Italia è ai primi posti in Europa per antibiotico-resistenza. Recentemente si sono evoluti ceppi capaci di resistere alla maggior parte degli antibiotici disponibili, come la Klebsiella pneumoniae, resistente ai carbapenemi, che è responsabile di circa un terzo di infezioni invasive da Klebsiella. Sembra quasi di tornare indietro di oltre mezzo secolo, quando non esistevano farmaci per trattare le infezioni, importante causa di morte. La resistenza agli antibiotici rende i batteri insensibili a questi farmaci e, nello stesso tempo, riduce le possibilità di trattamenti efficaci.
Questo fenomeno tende ad essere particolarmente rilevante tra i batteri responsabili delle infezioni nosocomiali (dove si fa tipicamente più uso di antibiotici) e rende molto più complicato il trattamento di queste infezioni, allungando tempi di degenza, quindi costi per il SSN, oltre ad aumentare il rischio per il paziente. Durante i circa 70 anni di uso degli antibiotici, i batteri hanno dimostrato di avere una incredibile capacità di resilienza, riuscendo di volta in volta ad adattarsi alla presenza del nuovo “veleno” e a diventare ad esso resistenti.
Nel corso degli anni, l’industria farmaceutica e la ricerca indipendente hanno sempre messo a disposizione dei medici nuovi antibiotici in grado di vanificare i nuovi meccanismi di resistenze messi in atto dai batteri. Purtroppo, da qualche anno, i nuovi antibiotici sono pochi e sembrerebbe che i batteri stiano riuscendo a riprendere il sopravvento. Infatti, si sono andati diffondendo nel mondo ceppi particolari di batteri contro cui i comuni antibiotici non sono più attivi. Uno dei più temibili “superbugs” è la Klebsiella pneumoniae produttrice di carbapenemasi (CP-kp), resistente anche ai carbapenemi. Dal 2008 al 2014, secondo i dati pubblicati dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) in Italia si è osservato un incremento delle percentuali di Klebsiella pneumoniae resistente anche ai carbapenemi fino a posizionarsi su valori compresi tra il 25 e il 50%. Il resto d’Europa, seppur meno esposto, non è in posizione di sicurezza. In una recente pubblicazione del gruppo di lavoro European Survey of Carbapenemase-Producing Enterobacteriaceae emerge che, sebbene in Italia questi batteri siano diffusi in forma endemica, molti degli altri Paesi europei hanno un grado di diffusione inter-regionale non trascurabile. Oltre alla Klebsiella, altri batteri sono coinvolti nelle infezioni nosocomiali, tra cui Escherichia coli, batteri Gram-negativi (principalmente Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter) e gli stafilococchi. In Italia, come causa delle infezioni nosocomiali, si collocano ai primi tre posti la Klebsiella, l’Escherichia coli e la Pseudomonas aeruginosa. Si tratta di tre specie che comprendono anche ceppi ultraresistenti, sensibili a pochissimi antibiotici, che recentemente si sono diffusi negli ospedali italiani raggiungendo, in alcuni casi, numeri preoccupanti. Da fine marzo sarà disponibile negli ospedali italiani la fosfomicina, un antibiotico ad ampio spettro d’azione, estremamente utile nella terapia delle Klebsielle multiresistenti. Il farmaco, da utilizzare in associazione con altri antibiotici, presenta un ottimo profilo di sicurezza e tollerabilità, si diffonde bene nell’organismo, può essere somministrato sia agli adulti che ai bambini, neonati inclusi. Mostra un ampio spettro di attività che comprende diversi batteri gram-negativi e gram-positivi anche multiresistenti: è attiva contro la maggior parte dei ceppi di Pseudomonas aeruginosa e di diverse Enterobacteriaceae multi-resistenti.