Esiste davvero la bellezza oggettiva?
Cos’è la bellezza? Esiste la bellezza oggettiva? Difficile stabilire cosa sia realmente: essa potrebbe essere definita come “caratteristica propria di un oggetto”, qualità studiata da sempre ma che ancora non si è riusciti a comprendere appieno, né a definire in modo univoco. Da tempo immemorabile filosofi, letterati ed artisti si sono interrogati sul concetto di bellezza femminile ed hanno coniato moltissimi aforismi, ma definire la bellezza in tutte le sue infinite sfaccettature é quasi impossibile.
Un dato é assolutamente inconfutabile: la bellezza è qualcosa che genera piacere in chi la possiede e in chi la osserva. Se dovessimo pensare ad un canone oggettivo dovremmo stilare una lista di elementi che lo rendano oggettivamente bello; ma questi forse sarebbero troppo soggettivi e quindi il risultato non sarebbe quello auspicabile. Sta di fatto che dall’epoca preistorica ad oggi la bellezza è stata cercata e ricercata in ogni sua forma diventando misura dell’arte stessa e in ogni epoca l’attenzione è stata posta su dettagli e particolari che valorizzassero concetti e sottolineassero concetti e tematiche di diversa natura. Già la Venere primitiva, rappresentata solitamente attraverso statuette in terracotta, aveva il volto appena abbozzato mentre altri dettagli fisici valorizzati nelle dimensioni e nelle fattezze: seno, fianchi e ventre dovevano infatti rappresentare la maternità che era chiaramente un elemento di unicità e bellezza legato alla figura femminile.
Ma è forse l’arte greca a regalarci la creazione di un canone attraverso l’individuazione di misure ottimali che definissero il corpo umano; in questo caso maschile. Misure ideali desunte dalla natura furono descritte in un trattato firmato da Policleto di Argo nel V secolo a.C. : Il Canone, dal greco kanon cioè “regola” dove venivano riportate le proporzioni perfette del corpo umano. In tutte le epoche la bellezza è stata oggetto di studi ma ha visto porre l’accento su temi differenti. Per lo scrittore latino Seneca, la vera bellezza risiede nell’armonia e nella proporzione: “Una bella donna non è colei di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella il cui aspetto complessivo è di tale bellezza da togliere la possibilità di ammirare le singole parti”. Nel periodo medioevale, il corpo è quasi sempre protetto o nascosto dagli abiti o esibito, come nel caso del Cristo in croce, per evidenziare sofferenza e dolore. Colore e gioia caratterizzano le figure femminili del periodo rinascimentale. Basti pensare al Botticelli o a brani di musica classica inneggianti alla gioia. « La bellezza è il dono più grande concesso da Dio all’umana creatura, poiché grazie alla bellezza eleviamo lo spirito alla contemplazione… » affermava Agnolo Firenzuola nel 1578.
Il corpo torna ad essere un “oggetto positivo” e si riscopre la donna, che diventa ispiratrice dell’amor cortese. Il poeta inglese del Settecento Alexander Pope: “Non è un labbro o un occhio quello che chiamiamo bellezza, ma la forza globale e il risultato finale di tutte le parti”. Una donna soave fatta di luce e poesia diversa da quello novecentesca che, per ragioni sociali, arriva a definire un modello di bellezza femminile più atletico, caratterizzato dalla vita stretta e dai capelli corti e dall’esile collo, come vediamo nei quadri di Tamara de Lempicka. Nel secondo dopoguerra si ritorna ad un ideale di donna barocca estremamente femminile con forme procaci, generose e tondeggianti.
Anche in letteratura il tema è ampiamente trattato: Oscar Wilde e altri autori concentrarono sul tema gran parte della loro produzione saggistica trasformandola quasi in ossessione. “La bellezza è l’unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l’una sull’altra, ma ciò che é bello é una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l’eternità”.
Ed oggi? La bellezza coinvolge tutti i campi e diventa ordine e misura: il mito. Dal cibo, all’arte passando per moda e design tutto ambisce al bello. Basti pensare alla tendenza globale del “fotoritocco” che tende a eliminare o evidenziare imperfezioni, sfumature, diversità: parti integranti del concetto di bello. Se oggi indichiamo con bello un complesso armonico non per forza perfetto, la bellezza oggettiva potrebbe essere ricondotta alle proporzioni della “sezione aurea”, anche chiamata la “divina proporzione” , spesso riscontrata in natura, per esempio, nella conchiglia di un nautilus, dove il rapporto tra sezioni successive è circa 1.618 e in opere architettoniche, in epoca classica la regola era data dall’armonia della composizione, il rispetto del canone, la simmetria e le proporzioni Vitruviane che rappresentavano i criteri di valutazione.
Oggi il bello si può ritrovare in composizioni contrastate, astratte e appunto parzialmente imperfette ma sicuramente l’attenzione è ancora una volta rivolta alla figura femminile che ambisce appunto ad essere bella ad ogni costo. Nella società odierna, infatti, si è affermato un vero e proprio culto del corpo e la bellezza esteriore sembra essere più importante delle qualità morali ed intellettive: una vera e propria ossessione, un obiettivo da raggiungere ricorrendo, se necessario, a lifting, ritocchi vari, fino a veri e propri interventi chirurgici.
Il mito della bellezza non è però prerogativa esclusiva del nostro periodo in quanto un secolo e mezzo fa il filosofo francese Paul Valéry affermava: “Definire il bello è facile: è ciò che fa disperare” .. Questo a dimostrare che per essere o apparire belle, nel corso della storia, le donne si sono dovute sacrificare ed hanno sofferto per raggiungere un obiettivo che è stato da sempre quello più importante per sentirsi bene con se stessi e con il mondo.