Donne e laureate: sono sempre di più le contadine 2.0
Stringono la laurea in una mano e la zappa nell’altra. Hanno mani sporche di terra e piene di calli, ma il fascino e il sorriso di chi ha trovato la propria strada per la felicità. Pragmatismo, creatività e innovazione le loro parole d’ordine. Sono giovani, ma soprattutto sono donne. Lo confermano le statistiche di mezzo mondo: il settore più antico dell’economia è rosa. Ben 13mila le ragazze fra i 25 e i 34 anni che decidono di investire nell’agricoltura, risultando quasi il doppio dei loro “colleghi” maschi.
Sono più intraprendenti, sensibili e visionarie. Non temono di alzarsi all’alba e lavorare senza sosta fino a sera: aprono fattorie didattiche dove insegnano ai bambini il rispetto per la natura e per gli animali, oppure portano avanti l’attività di famiglia innovandola. O ancora si reinventano imprenditrici agricole e utilizzano le nuove tecnologie per produrre e commercializzare nuovi beni. In ogni caso, le contadine 2.0 sono molte attente all’ambiente e alla qualità di ciò che confezionano. “Lavorare in questo settore” spiega la delegata nazionale dei Giovani di Coldiretti, Maria Letizia Gardoni in un’intervista “significa prendersi cura dei beni comuni, come il cibo, il territorio, la tradizione rurale e farsi carico delle future generazioni”. E aggiunge: “La terra non è solo una fonte di business, ma un modo eticamente più responsabile di investire la propria vita”.
Fin dall’inizio dei tempi, il legame tra il gentil sesso e il creato è sempre stato percepito come molto forte: Madre era chiamata la Terra, gli spiriti che presiedevano alla salvaguardia e protezione del paesaggio assumevano sembianze e nomi femminili e le donne erano coloro che s’intendevano di più di piante, erbe e frutti. La natura è stata per secoli appannaggio del bel sesso, che l’ha saputa amare, governare e comprendere meglio della controparte maschile. Ora le giovani se ne riappropriano, dimostrando ancora una volta che la loro intrinseca vocazione non può che portare all’eccellenza.
Dal Nord al Sud della nostra Penisola, tante sono le storie che lo dimostrano. In Friuli, a Trivignano Udinese, Sara e Giulia Livoni hanno preso le redini dell’azienda di famiglia ed allevano bovini di pezzata rossa, il cui latte producono un formaggio molto pregevole e stimato in tutto il mondo. Nel vicino Trentino, Moira Donati elabora una linea di cosmetici che commercializza in tutta Italia, composti da erbe officinali che lei stessa coltiva. Inoltre, confeziona sciroppi, succhi, confetture a km 0. Spostandoci a San Pietro di Morubio, in Lombardia, troviamo Giulia Lovato gestisce una fattoria didattica sociale, dove bambini e adulti con varie disabilità imparano a familiarizzare e ad aprirsi grazie al lavoro agricolo.
Scendendo in Calabria si incontra Lucia Marascio, che si dedica alla produzione del muscolo di grano, un alimento fatto di frumento e legumi il cui sapore è simile alla carne e che le è valso l’Oscar Green 2015, il premio di Coldiretti Giovani Impresa, dedicato all’innovazione in campo agrario.
Quattro donne, quattro contadine e imprenditrici, quattro storie differenti. Eppure accumunate da un unico denominatore: la volontà di dedicarsi con passione e impegno in un settore di non facile gestione, dividendosi fra un campo da seminare, un animale da mungere o un nuovo prodotto da ideare, ma sempre con il sorriso sulle labbra e la soddisfazione di chi ce l’ha fatta a portare al successo le proprie idee e i propri sogni. Con grazia ed eleganza tutte femminili.