Alimentazione: gli oli vegetali
Oli vegetali saturi, prevalentemente costituiti da triglicerdi naturalmente altamente idrogenati: sono gli oli di palma e gli oli di semi di palma. Costituiscono attualmente un diffuso ingrediente dell’industria alimentare che sono andati a sostuire altri grassi, di costo più elevato che storicamente sono stati utilizzati in Europa e nel Nord America, per fattori climatici. Questi oli sono tradizionalmente ingredienti di uso domestico in paesi dell’Africa occidentale sub sahariana. Sono utilizzati nella formulazione di molti saponi, detergenti e prodotti cosmetici e da poco anche come combustibili di fonte agro energetica.
E, se nel 2014 gli oli ricavati dalla palma rappresentano il 32 per cento della produzione mondiale di oli e grassi, nel 2016, la fornitura e distribuzione mondiale si attesta su 66,22 milioni di tonnellate per l’olio di palma e 7,33 milioni di tonnellate per l’olio di palmisto. Fino ad un passato relativamente recente, alimentarsi significava soddisfare i fabbisogni nutritivi. Solide evidenze scientifiche emerse nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato che soprattutto durante le prime fasi della vita una sana ed equilibrata alimentazione rappresenta una condizione imprescindibile per garantire un buono stato di salute, a breve e lungo termine. “Una storia decisamente bizzarra quella relativa ai cosiddetti oli tropicali (olio di palma, palmisto e cocco) che imperversano nel nostro quotidiano alimentare” – spiega il Professor Vito Leonardo Miniello, docente di Nutrizione Pediatrica presso l’Università di Bari. “Benché portati sul banco degli imputati di recente, – prosegue il Professor Miniello – tali grassi sono stati per decenni sdoganati nelle etichette nutrizionali dei prodotti alimentari più disparati con la dicitura ‘oli vegetali’, complice una lacuna normativa Comunitaria. Considerando la loro origine, nulla da eccepire sul termine ‘vegetale’, ma al fine di garantire trasparenza per il consumatore è necessario ricordare che in realtà hanno una composizione simile ai grassi animali. Una vasta letteratura scientifica ha messo in evidenza l’associazione tra eccessiva assunzione di grassi saturi e aumento del rischio di sviluppare patologie quali obesità, diabete non insulino-dipendente e malattie cardiovascolari. Nel corso degli ultimi decenni è stato registrato in tutto il mondo un inquietante incremento della prevalenza di obesità che non risparmia, tra l’altro, l’età evolutiva.
In ambito europeo il nostro Paese detiene il primato, decisamente non invidiabile, di sovrappeso/obesità in bambini di età scolare. È opportuno precisare che l’assunzione eccessiva di grassi saturi comporta ricadute metaboliche a prescindere dalla loro origine (vegetale come l’olio di palma o animale come burro e derivati del latte). Entrambi, difatti, incrementano i livelli di colesterolo e i relativi rischi per la salute. Pertanto, l’olio di palma non deve essere demonizzato, ma considerato al pari di un ingrediente alimentare quale il burro. Tali grassi incriminati andrebbero assunti con ragionevolezza”. L’utilizzo di oli tropicali anche nella composizione dei latti artificiali ha creato legittime perplessità tra le mamme che non possono allattare il proprio bebè. “Al fine di contrastare la saga della disinformazione – precisa il pediatra nutrizionista – è doveroso considerare che nel latte materno (inimitabile alimento che Madre Natura ha riservato per il cucciolo umano) il 40% dei grassi totali è costituito da grassi saturi e tra questi il 50% è rappresentato da acido palmitico, particolarmente presente nell’oleina di palma. In caso di indisponibilità del latte materno (condizione che dovrebbe essere accertata dal pediatra) è necessario ricorrere ai latti formulati, unica alternativa nutrizionalmente adeguata nel corso del primo anno di vita. A fronte di una consolidata eccellenza nutrizionale e tecnologica, tali alimenti rimangono funzionalmente ancora distanti dal modello ideale rappresentato dal latte materno. Per i latti formulati vengono utilizzati oli tropicali al fine di assicurare una fondamentale quota calorica che solo gli acidi grassi garantiscono e di mimare un profilo lipidico simile a quello che si riscontra nei piccoli allattati al seno.
Oltre l’aspetto nutrizionale, una Società preventiva e sociale quale la SIPPS non deve trascurare un altro fronte: la sostenibilità ambientale. Il WWF e altre organizzazioni non governative internazionali hanno da tempo denunciato il devastante impatto della deforestazione a favore coltivazione della palma oleaginosa. Il cosiddetto olio di palma sostenibile, viene prodotto senza convertire foreste sottoposte ad incendi volontari nel rispetto degli ecosistemi ad alto valore di conservazione. Un mondo migliore – conclude il professor Miniello – si realizza anche attraverso un corale impegno per affidare un pianeta meno malato alle future generazioni”. L’utilizzo dell’olio di palma nei latti formulati deve quindi tranquillizzare le mamma? “Certo! – informa il Dottor Giuseppe Di Mauro – A fronte delle modeste quantità di olio di palma utilizzate nei latti artificiali per mutuare un adeguato apporto energetico, l’imputazione a carico degli oli tropicali andrebbe piuttosto indirizzata sul loro uso e abuso in epoche successive della vita, quando imperversano ‘consigli per gli acquisti’ su merendine farcite e patatine dorate, quando l’acquisto di uno snack non viene indotto dalla composizione espressa sul prodotto, ma condizionato dal gadget di turno. La moderazione rappresenta l’alternativa razionale a una dieta di negazione e alla demonizzazione di componenti alimentari naturali quali i grassi. I genitori – conclude il Presidente Di Mauro – dovrebbero sollecitare la curiosità dei bambini verso la scoperta gastronomica di quegli alimenti, compresi i dolci, che fanno parte della nostra cultura, rilanciando il valore del dialogo familiare, la gratificazione visiva e gustativa della nostra tavola. Fattori che rappresentano le fondamenta del rito alimentare dell’antico focolare”