L’amore nell’era 2.0
Con l’intensificarsi delle interazioni a livello globale, stiamo assistendo all’affermazione di un mondo inteso come spazio sociale condiviso. Grazie all’interdipendenza economica, l’integrazione di mercati del lavoro lontani fra loro è sempre maggiore e, negli ultimi cinquant’anni, l’emigrazione interregionale è cresciuta in modo esponenziale. La profonda interconnessione tra dimensione locale e globale è diventata infatti un importante veicolo di nuove opportunità. Sempre più persone oggi decidono di andare a studiare o lavorare all’estero: chi per guadagnare, chi per migliorare la propria formazione o chi semplicemente per confrontarsi con culture differenti dalla propria.
Ma cosa comporta tutto questo sul piano sentimentale? Anche l’amore si globalizza? «Pensare globale – lavorare locale – lavorare globale è un trinomio più che attuale dettato dal fatto che ormai i confini delle imprese e del lavoro non sono più identificabili in modo netto e soprattutto rigido – dice Luciana d’Ambrosio Marri, sociologa ed esperta di management, ci ha aiutato ad approfondire gli effetti della globalizzazione sul lavoro, al fine di analizzare il fenomeno della mobilità internazionale e, in particolare, le sue conseguenze sulle dinamiche affettive e di coppia. Molte linee aree in Italia e all’estero in certi orari sembrano autobus affollati, la logica di delocalizzazione di molte imprese porta alla diminuzione di posti di lavoro “fissi” ma, in alcuni casi, anche all’intensificazione degli spostamenti delle persone, non solo a livello manageriale.
La globalizzazione non è un fenomeno totalmente anarchico, può essere gestita in maniera costruttiva per il benessere delle persone e delle imprese, oppure in modo confuso, alienante e stressante. Il cammino tra università e carriera è diventato un viaggio non solo simbolicamente ma anche di fatto. Già dieci anni fa uno studio dell’università di New York fotografava che negli USA il 40% dei clienti che prenotava hotel e viaggi per motivi di lavoro era di sesso femminile. Il trend delle donne che viaggia per lavoro è in crescita anche in Europa e in Italia: ciò introduce cambiamenti anche nel business dei viaggi di lavoro, perché le esigenze delle donne introducono novità in questo mercato per decenni solo maschile. Il trend vale anche per i viaggi di studi all’estero: per ragazzi e ragazze questo rappresenta un’uscita da casa anticipata, rispetto a motivi tradizionali per la cultura della famiglia italiana, e i vantaggi per le nuove generazioni sono notevoli. Se prima l’emigrante italiano era quello con la valigia di cartone che arrivava nella terra promessa disposto a tutto pur di uscire dalla fame nel paese d’origine, oggi i giovani laureati rappresentano la generazione Erasmus che ha vissuto per alcuni mesi all’estero frequentando università straniere, ha respirato una vita maggiore di autonomia dalla famiglia e ha toccato con mano altri stili di vita. L’apertura mentale è ulteriormente stimolata, è maggiore inoltre la possibilità di cogliere le differenze e trarne un valore anche per la gestione dei rapporti interpersonali.
Le aspettative di lavoro e le possibilità sono diverse, anche se non mancano le contraddizioni tra maggiore qualificazione delle persone e tassi record di disoccupazione giovanile. In Italia, ad esempio, è del 44%. Ciò vale anche sul piano uomo-donna: l’amore, in tempo di globalizzazione e di web, ha tante possibilità di declinazione, viene scardinato il “per sempre”. Conoscere tanti tipi di persone, innamorarsi in luoghi e di persone che mai si sarebbe immaginato di incontrare, viaggiando per lavoro o nel mondo virtuale, è affascinante e ti consente di alimentare l’autostima grazie a iniezioni di nuove e gratificanti conoscenze. Il rischio, però, se non ci si ferma un momento a chiedersi cosa si vuole, è quello di vivere solo il presente, senza respiri di progetto, con più rapporti in termini di “usa e getta”, come se il consumismo esasperato approdasse anche nella sfera degli affetti. Con le nuove tecnologie e i social network è possibile praticare l’ubiquità. Diventano miti del vivere quotidiano l’always to be connected, creare gruppi e facilitarsi la vita con le app, diffondere la propria posizione e selfie ogni momento! Il rischio, però, contemporaneamente, è quello che nei fatti ci si escluda la possibilità di riservatezza: i partner sono reciprocamente, nei fatti, sempre sotto osservazione. Questo apparentemente aiuta la trasparenza reciproca, ma i soggetti della coppia per non essere fagocitati dal partner hanno anche bisogno di respirare uno spazio personale che in certi casi oggi può essere soffocato da intrusioni su cui non ci sono quasi più difese, se non il proprio atteggiamento. In tale contesto però, non tutti e tutte sono disposti a “rivendicare” ciò con serenità, né ad
accettarlo dall’altro. I rapporti interpersonali saranno sempre più numerosi, le famiglie saranno di vario tipo, accompagnate o no da leggi coerenti con la realtà. Ciò non toglie che il senso di solitudine potrebbe aumentare, perché la quantità non fa la qualità. La società globale è un insieme di realtà interdipendenti, variegate, tra loro contradittorie, che generano fascino e curiosità ma anche insicurezza e ansia, perché il tempo delle “certezze” su ogni fronte sta finendo. Dunque, trovare nuovi equilibri, che saranno comunque meno stabili e duraturi rispetto a quelli del passato, non sarà facile. Per molti, però, tutto ciò rappresenta una sfida!