La bellezza salverà il mondo
osì scriveva Dostoevskij nel suo romanzo I Fratelli Karamazov. L’autore russo sicuramente non si riferiva all’aspetto estetico, dati i temi dell’opera. Eppure, giusto per citare un connazionale di Dostoevskij, il Premio Nobel per la Letteratura Joseph Brodskij, “Un essere umano è una creatura estetica, prima ancora che etica”. L’abbiamo imparato prima dai greci e poi dai filosofi medievali che l’uomo, oltre ad essere unico, vero e buono, è anche bello.
Questo concetto, così profondo e superficiale allo stesso tempo, ha attraversato i millenni, cambiando di volta in volta la sua esplicazione. Ma cos’è davvero questa Bellezza? Come si può definirla? Quando guardiamo il viso di una persona, perché lo valutiamo attraente? Che cosa stiamo osservando davvero? Se avessimo a disposizione una macchina del tempo e rivolgessimo queste domande a vari illustri esponenti di ogni secolo, scopriremmo che non c’è una risposta univoca, ma un assunto comune di base sì: la Bellezza è Donna. È il genere femminile che si lega a doppio filo con l’impressione di ciò che, esteticamente, è considerato “avvenente”. D’altronde, uno degli appellativi con cui viene definito è “il bel sesso”. Sono le donne che dettano legge e vengono prese a modello in materia di determinazione dei canoni di bellezza. Che non sono affatto statici, ma cambiano a seconda della moda e dei tempi: quantificando, almeno ogni dieci anni circa. Un fatto è certo: la fin troppo generica distinzione fra curvy (prosperose) e flapper (magre) è una questione che dura dai primi anni del secolo scorso. Era infatti il 1920 quando la prima Miss America, Margaret Gorman, spodesta dal trono di ideale di bellezza la voluttuosa attrice Camille Clifford. Il divario fra sostenitori delle curve e ammiratori dei corpi spigolosi si apre e il dibattito si trascina tutt’oggi. A periodi di “magra” seguono tempi di “piena”, con leggere variazioni sul tema. Ecco quindi che tra gli anni Trenta e Cinquanta arrivano la forma “a clessidra” e le curve atomiche di Marilyn Monroe, Gina Lollobrigida e Sofia Loren, per poi tornare alla linea quasi androgina della famosa modella Twiggy, la quale diventa il prototipo della perfezione fatta a persona, spingendo molte ragazze degli anni ’60 a sottoporsi a ferree diete pur di somigliarle. Altro decennio, altra tendenza. Anni Settanta: esplode il fenomeno Elle “The Body” MacPherson e le sue lunghissime gambe da capogiro.
Ricompaiono le curve, certo, ma devono essere “curate”: fitness e forma fisica al top se si vuole tenere il passo, come insegna la diva Jane Fonda. La donna, sensuale e generosa, è incarnata da icone del calibro di Edwige Fenech e Stefania Sandrelli. Gli ’80 sono segnati da seno prosperoso, ventre piatto, viso infantile e maliziosi occhi vispi. La ruota della bellezza gira a favore di attrici come Ornella Muti e Brigitte Bardot. Stranamente gli anni ’90 non vedono il rifiorire di rotondità, ma anzi: il corpo femminile diviene sempre più magro, quasi scheletrico. Giunti al Duemila, l’ideale torna sul sillogismo che se una donna è tonica e atletica, allora è in forma, quindi è bella. Non ci si vergogna a ricorrere al chirurgo plastico per aiutarsi a raggiungere il proprio modello di perfezione, che ad ogni modo è snello, sì, ma dal seno e dai glutei formosi. E questi anni Dieci del XXI secolo riportano alla ribalta finalmente le super curve, con Kim Kardashian a fare da apripista, seguita da Tess Holliday, la modella taglia XXL strapagata da Vogue America, che se ne importa poco di chi critica il suo corpo molto curvy. Da sottolineare che si è arrivati ad un sostanziale pareggio fra chi preferisce un fisico da pin up e chi ne appoggia uno scolpito con cura e longilineo. Ciò che è davvero cambiato è la percezione che la donna ha e dà di sé: non basta più una forma esterna considerata “bella” a far star bene e a piacere, ma è l’equilibrio psicofisico e la personalità a renderla “attraente”. Il difetto non viene più nascosto, ma esaltato come vero punto di forza e fascino. Ecco, quindi, il successo di modelle come Cara Delevingne, cantanti come Lady Gaga o Meghan Trainor o attrici del calibro di Uma Thurman e Sarah Jessica Parker. Ma la Bellezza non attraversa solo la linea degli sviluppi del tempo: essa si muove anche sull’asse dello “spazio”. Hanno fatto molto discutere sui social i risultati di un’indagine lanciata in 18 Stati da una compagnia farmaceutica britannica, che ha chiesto a diversi designer di tracciare il profilo della donna perfetta secondo gli standard dei loro Paesi d’origine, partendo dalla foto di una modella. Ebbene sì: è confermato il detto che “la bellezza è negli occhi di chi guarda” e certamente quella estetica non è oggettiva. 18 designer, 18 Nazioni, 18 profili differenti: questo il risultato. Si va dai “chili di troppo” considerati meravigliosi dalla Spagna, ai fianchi morbidi e al seno prosperoso di Colombia, Messico e Perù, passando per la magrezza al limite dell’anoressia di Cina e Italia (ahinoi!). Paese che vai, cultura che trovi, canone di bellezza che incontri, insomma. Perchè, in fondo, “la Bellezza è un enigma” (Fëdor Dostoevskij).