Quando i figli lasciano il “nido”
Quando i figli lasciano il nido, la casa può essere vista in modo differente: i genitori, per esempio, possono sentirsi più soli e avvertire le mura domestiche più fredde e spoglie. I figli con il loro rumore, con la musica, con i panni da lavare e stirare portano vitalità e allegria tenendo sempre in attività i genitori. Anche le difficoltà dei figli riempiono la vita di papà e mamma, le marachelle da bambini, le difficoltà adolescenziali, i problemi sentimentali propri della giovinezza, tutto contribuisce a far sentire i genitori occupati non solo con la mente ma anche con il cuore. Sembra strano, eppure quando i figli crescono e vanno via, le ansie e le preoccupazioni mentre prima funzionavano come elemento di tensione, ora sembrano suscitare una certa nostalgia. Alcune mamme rimpiangono proprio quelle discussioni sulla scuola o sulle amicizie che prima animavano svariate serate.
I papà mi dicono di sentire la mancanza del disordine creato dai figli nelle loro camerette. Ciò che prima costituiva un disturbo ora viene quasi desiderato. Dalla parte dei figli si vive una condizione differente, l’ambiente domestico, ovvero il nido in cui sono nati, viene visto come un luogo da salutare e cui ci si appresta a separarsi. Con i genitori, per anni c’è stata una vicinanza, un contatto che sta per farsi cambiamento. I figli possono vivere tale mutamento in modi differenti, questo dipende dalla storia individuale di ciascuno e dalla personalità. Nella mia esperienza lavorativa ho riscontrato quattro differenti schemi che si attivano nelle famiglie per realizzare la separazione genitori-figli: 1) alcuni figli possono manifestare timore e paura nel separarsi da papà e mamma, d’altra parte gli affetti familiari garantiscono sicurezza e stabilità. In questi casi l’insicurezza sorge dalla paura di non farcela o di fallire lungo il percorso, matrimonio o convivenza che sia. C’è sicuramente il desiderio di crearsi una propria vita ma c’è anche il dubbio sulla riuscita 2) Altri possono essere entusiasti all’idea di dover lasciare casa e sperimentarsi per proprio conto altrove. In queste situazioni i figli sentono il gusto del cambiamento e l’adrenalina nasce da una sfida con la vita. I genitori in questi casi incoraggiano lo svincolo e sono contenti del progetto futuro del figlio e la separazione viene vissuta come una normale fase di sviluppo 3) Poi ci sono quei figli che possono sperimentare un vissuto depressivo in questa fase ma proseguono per la loro strada solo perché vedono che tutti fanno così. Qui possiamo riscontrare un senso di colpa che nasce dall’idea di lasciare soli papà e mamma. Si pensa che i genitori da soli non ce la facciano. I genitori, dal canto loro, possono far fatica ad incoraggiare, e anzi delle volte ostacolano, l’uscita da casa del figlio perché effettivamente si sentono abbandonati. In questi casi la separazione viene vissuta come una minaccia da ambo le parti4) Altri, invece, possono essere contenti di uscire di casa non tanto per il progetto futuro, ma per il livello di conflittualità presente. In questa situazione poco importa cosa fare o con chi andare, purché ci si allontani dai genitori dando vita più ad una fuga che ad una separazione. Il desiderio del figlio è quello di recidere il legame non tanto quello di crearsi un domani. I genitori possono vivere del risentimento verso il figlio senza esprimerlo chiaramente, dando l’idea di non essere interessati al cambiamento. Questo atteggiamento genitoriale conferma l’idea nel figlio di doversi allontanare. Ci sono due aspetti da considerare: quello pratico e quello emotivo. Per alcuni genitori stare senza figli è come starsene con le mani in mano. C’è sicuramente il problema del dovere occupare il tempo. Questa difficoltà si acuisce nel momento in cui questa fase del genitore coincide con il pensionamento.
L’aspetto emotivo è certamente quello più delicato. L’uscita di casa del figlio crea automaticamente una maggior vicinanza tra moglie e marito i quali non sono più tanto abituati a stare da soli o a fare le cose insieme. Quei famosi rumori di fondo tra grattacapi e arrabbiature sembrano essere svaniti e improvvisamente la coppia si trova a vivere una situazione di estraneità. I due non si conoscono più bene come prima perché i figli hanno quasi interrotto anni or sono quel processo di conoscenza iniziato nel fidanzamento. La “neo-coppia” è come se ricominciasse da capo a scoprirsi e a conoscersi. Alcuni, infatti, proprio in questa fase ricominciano a corteggiarsi e a dar vita ad atteggiamenti e sguardi quasi sconosciuti. La coppia ha la possibilità di rimettersi in gioco non solo nella relazione intima a cui dovranno riabituarsi, ma anche sul piano delle relazione sociali. Si riscopre l’esterno, la socialità, il divertimento, il gioco, lo sport. Le donne ripensano alla propria femminilità, che non è più quella di un tempo, ma è più matura, con più esperienza di vita. Gli uomini in genere si dedicano più ad attività culturali o sportive e trovano il tempo per riprendere in mano vecchie passioni interrotte proprio quando si dovevano accompagnare i figli a scuola. Ogni figlio desidera vedere il genitore contento del passo che sta compiendo. Per i figli è un grande momento salutare il nido d’appartenenza e in questo passaggio hanno bisogno di stima e fiducia. È importante considerare i loro sforzi e proporsi come supporto. Il sostegno può essere offerto sia attivandosi a livello pratico sia garantendo un supporto di tipo morale che faccia sentire il figlio valorizzato. Può essere utile confidarsi per capire come si sente in questo momento di passaggio e condividere eventuali dubbi o incertezze. Senza volerlo, alcuni genitori possono far sentire il figlio in colpa mostrando dispiacere mentre ci si appresta alla separazione. Questi atteggiamenti possono sovraccaricare eccessivamente figli che stanno percorrendo le normali tappe di vita. In questi casi il genitore si pone come ostacolo e non come risorsa per il figlio!