Lo Champagne allunga la vita e previene l’Alzheimer
Le proprietà nutrizionali benefiche dei composti antiossidanti presenti nel vino sono note da secoli. L’uva, infatti è particolarmente ricca di composti fitochimici, antiossidanti naturali che durante la lavorazione passano dal chicco alla bevanda alcolica. Questi composti hanno la capacità di neutralizzare i radicali liberi, molecole altamente instabili che reagiscono con qualunque altra molecola circostante trasformandola a sua volta in un radicale, innescando una reazione a catena che danneggia la cellula accelerando il processo di invecchiamento. Nell’uva sono presenti numerosi nutrienti quali zuccheri, vitamine, sali minerali, fibre e i già citati fitochimici.
Tra questi ultimi, i polifenoli di cui l’uva nera è particolarmente ricca si sono dimostrati gli elementi più importanti nel determinare gli effetti positivi del frutto e del vino che ne deriva. La composizione e la concentrazione di polifenoli è fortemente influenzata da diversi fattori quali la varietà o cultivar, le condizioni ambientali in cui avviene la maturazione, e la lavorazione dei chicchi. Negli ultimi vent’anni sono state studiate le concentrazioni dei principali antiossidanti nelle diverse varietà di uve e i relativi meccanismi d’azione con cui i polifenoli svolgono la loro azione protettiva e preventiva nei confronti di molte patologie, dimostrando che il consumo moderato di vino è associato a numerosi effetti positivi sulla salute, che includono tra le altre anche un’azione antinfiammatoria, cardioprotettiva, anticancerosa e neuroprotettiva.
Dopo il vino rosso e il bianco, gli scienziati hanno rivolto il loro interesse anche al possibile ruolo nutrizionale del prezioso Champagne, facendo emergere, che, se consumato in quantità moderate, con la sua buona concentrazione di polifenoli biodisponibili, è in grado di esercitare un ruolo protettivo contro le patologie neurodegenerative. Questo è quanto emerso da uno studio della Reading University in Inghilterra sulla rivista British Journal of Nutrition. Secondo il professore di biochimica Jeremy Spencer, un consumo regolare di champagne influenzerebbe in modo positivo le funzioni cognitive aiutando a prevenire alcune patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson e la demenza senile, tre malattie che colpiscono moltissime persone in tutto il mondo. L’equipe del professore Spencer è partitoa dall’esame degli effetti dei polifenoli nel prevenire le neuro infiammazioni che sono alla base della perdita della memoria nei malati di Parkinson ed Alzheimer.
La sperimentazione condotta sui topi anziani ha dato risultati sorprendenti già dopo sei settimane: i piccoli consumatori di champagne mostravano un aumento del 200 per cento delle proteine utili alla memoria. Gli studi sono stati estesi alle persone della terza età, anziani e pensionati, le principali vittime del declino cerebrale. Trecento fortunati volontari berranno un bicchiere di champagne tre volte alla settimana per tre anni, per verificare se le loro cellule nervose si mantengono più giovani degli altri trecento che invece non lo berranno. Se lo studio dovesse confermare i risultati ottenuti sui topi si potrebbe fornire una valida risposta alla progressiva perdita di memoria che comincia intorno ai quarant’anni e continua fino agli ottanta. Il merito è dei numerosi polifenoli, contenuti nella preziosa bevanda, spiega il dottor Spencer, che, con la potente azione antiossidante neutralizzano i radicali liberi che si formano nelle cellule nervose aiutando a migliorare la memoria spaziale e proteggendo il cervello dalle malattie neurodegenerative. Gli effetti benefici sarebbero dovuti in particolare all’ acido fenolico, composto presente in maggiori quantità nella tipologia di uve di Pinot nero e Pinot Meunier (da cui si ottiene lo champagne), rispetto a quelle usate per la produzione di vino bianco.
“Questi risultati dimostrano che l’assunzione moderata di Champagne può influenzare in modo positivo le funzioni cognitive” continua il professore Spencer: “Osservazioni simili sono già state fatte per il vino rosso, perché ricco di flavonoidi. Ma anche lo Champagne, che non ne contiene, è ottimo per il cervello”. Dunque bere tre calici di champagne alla settimana già a partire dai quarant’anni, per mantenersi giovani impedendo il declino cognitivo è il rimedio suggerito dal professor Jeremy Spencer, soluzione senz’altro graditissima ai consumatori dalle generose tasche, oltre che ai produttori di champagne.