Donne che amano troppo e la paura di esser sole
Ma come si può desiderare un uomo che con i suoi comportamenti ci fa star male, ci trascura, ci fa sentire sole? È lo stesso dal quale non possiamo separarci perché rappresenta l’aria che respiriamo, senza di lui è difficile immaginare la nostra esistenza. Di fronte a queste donne, incontro solo l’ombra di loro stesse, perché si annullano, non esistono più e vivono inseguendo il sogno irraggiungibile di essere felici accanto ad un uomo che le fa soffrire. Credo che queste donne non si amino abbastanza. Si incaponiscono su storie impossibili, travagliate e destabilizzanti, dove però la ferita e la sofferenza non bastano a far acquisire loro un po’ di amor proprio.
Le donne che “amano troppo” sono spesso insicure, non si apprezzano, si portano dietro un vuoto antico che cercano di riempire con l’amore di un partner. Sembra quasi che il proprio compagno debba riparare un danno subìto in tempi lontani e che la felicità e la serenità debbano arrivare dall’esterno. L’amore è allo stesso tempo energia e sinergia, cresce e si alimenta all’interno di una relazione, ma prima ancora dentro se stessi. Il vuoto da colmare che spesso si portano dietro le spinge verso relazioni sbagliate. Si avvicinano agli uomini quasi elemosinando il loro amore e subendo torti e profonde umiliazioni. Sono le stesse che poi accettano di fare le amanti a vita, quelle che talvolta subiscono in silenzio la violenza del proprio compagno, oppure che stanno sempre attaccate al telefono aspettando che arrivi finalmente la chiamata che fa tornare loro il sorriso, o ancora, che parlano ossessivamente solo e sempre di lui. Annullano se stesse, i loro bisogni per la paura di essere abbandonate. In questi casi si crea una vera e propria dipendenza affettiva che provoca sofferenza: il compagno diventa una droga di cui non si può fare più a meno e l’assuefazione non permette, sempre, di valutare lucidamente gli effetti negativi di queste “relazioni malate”. Il timore di restare sole è più forte del bisogno di sentire il proprio stato d’animo.
La tristezza, la rabbia, la solitudine vengono scacciate via; se solo ci si ascoltasse, significherebbe che si è sulla buona strada per ritrovarsi. Il donarsi con sacrificio e senza limiti all’altro porta con sé la speranza che l’amato contenga le proprie angosce e invece, puntualmente, queste si amplificano spingendo a darsi sempre di più: ed ecco che si instaura il circolo vizioso della dipendenza. Ma che caratteristiche ha il partner della donna che ama troppo? Se da una parte c’è una lei che pur di essere amata accetta di fare qualsiasi cosa – l’amante, la mamma, l’infermiera – dall’altra, spesso, c’è un uomo che si fa desiderare, che fugge e che rifiuta, a causa della sua difficoltà a stare in una relazione e ad esprimere affetto. Insomma, anch’egli, attraverso la sua modalità relazionale, mostra dei vuoti affettivi che non gli permettono di realizzarsi in modo maturo e soddisfacente all’interno della coppia. Se amare qualcuno significa perdersi, annullarsi o buttarsi via, allora è necessario ritrovare se stessi. Prima di tutto bisogna amarsi e rispettarsi, è questa è una delle condizioni fondamentali alla base di una coppia armoniosa che vive in equilibrio tra il dare e il ricevere.
Se io mi stimo e mi rispetto, sono in grado di riconoscere ed accogliere anche l’altro. L’amore è fatto di reciprocità, non di sacrificio e di annullamento di bisogni ed emozioni! Una donna dovrebbe avvicinarsi al proprio partner piena di se stessa, non alla ricerca di se stessa. Dove sono finite le proprie risorse, l’istinto e la sensibilità femminile? E soprattutto, che fine hanno fatto le emozioni come la rabbia, la tristezza, la solitudine, la felicità? E i bisogni? E le passioni? Per “amare troppo” l’altro, si finisce per dimenticare chi siamo, cosa amiamo, cosa desideriamo essere e fare. Dunque, non è possibile costruire una relazione con l’altro se prima non si stabilisce una relazione con se stessi. Così è necessario iniziare ad interrogarsi e a darsi delle risposte. Questo può essere utile anche a riempire quegli antichi vuoti con cui si convive da anni. È un punto di partenza, non di arrivo! Capire chi siamo permette anche di comprendere cosa vogliamo, ciò di cui abbiamo bisogno e quello che ci fa stare male e di cui possiamo fare finalmente a meno. Chiaramente questa operazione è più facile a dirsi che a farsi perché è intrisa di tanta sofferenza, e spesso il dolore non dà la forza e la lucidità per affrontare da sole il viaggio alla riscoperta di sè. Quando il disagio che si vive in coppia e con se stessi è talmente forte e pesante da compromettere la vita quotidiana, è utile rivolgersi ad un terapeuta che aiuti ad acquisire maggiore consapevolezza, a trasformare la fragilità in forza e a rispolverare le proprie risorse insite dentro ognuno di noi.